Un articolo di Antonio J. Russo e Daniele Micci, con i contributi di Vincenzo Zini, Paolo Didonè e Claudia Galingani Mongini
Al di là dei numeri elencati, dei bilanci analizzati, delle anomalie riscontrate, rimane un problema politico ed etico. L'insieme dei dati e dei fatti che sono stati oggetto della nostra attenzione nella redazione di questo articolo e del precedente, ci porta a ritenere che vi siano stati, quanto meno, errori e superficialità nelle valutazioni operate a livello politico.
La Pubblica Amministrazione, attraverso due Ministeri, una Provincia Autonoma ed un'Università, ha concluso con una multinazionale straniera un accordo di cui non si conoscono, ancora oggi, tutti i dettagli.
Dopo negoziazioni condotte tra le parti senza alcuna trasparenza, infatti, il protocollo operativo per la realizzazione nel territorio trentino di un centro di alta specializzazione nel campo della “System Biology” fu approvato con delibera della Giunta Provinciale n° 82 del 28/1/2005 proposta da Dellai. Il punto cinque dell'atto citato esplicitamente stabilisce che “il presente provvedimento è escluso dalla pubblicità e dal diritto di accesso, ai sensi dell’art. 9, comma 2, lettera g), del decreto del Presidente della Giunta provinciale 25 giugno 2001, n. 22-73/Leg., fino al momento della sottoscrizione del Protocollo di cui al punto 1)”(26).
Secondo gli esiti delle analisi condotte, i costi del Centro di Trento sono affrontati esclusivamente da parte dalle Pubbliche Amministrazioni, le quali si sono sin qui impegnate ad erogare nel quinquennio 2005 - 2009 complessivamente € 8.835.400,00 a fondo perduto a fronte di un impegno di Microsoft, nello stesso lasso temporale, per complessivi € 2.000.000,00 effettuati nella forma di versamenti in Conto Capitale.
La Pubblica Amministrazione potrebbe, cioè, sostenere da sola le attività di ricerca del Centro di Trento, rilasciando i risultati della ricerca, gli algoritmi ed il software prodotto sotto i termini di una licenza libera, senza brevetti e senza alcuna restrizione, ad autentico e pieno vantaggio della comunità scientifica.
Si è, invece, scelto di svolgere attività di ricerca avanzata, in campi scientifici di estrema e crescente importanza (quali sono quelli della biologia computazionale e della biologia dei sistemi), in partnership con una multinazionale statunitense. Ancor più, si è stabilito che i risultati delle ricerche condotte presso il Centro saranno per pari quote di proprietà delle parti consorziate, pur in presenza – come più volte rilevato – di un tanto eterogeneo impegno finanziario, per entità e per modalità.
Si è scelto di privatizzare i risultati della ricerca pubblica.
Da un lato ci viene assicurato che “fino ad oggi non sono stati realizzati prodotti software, perché non rappresentano lo scopo finale del progetto, che è invece quello della ricerca pura”; dall'altro si dichiara apertamente che “la ricerca punterà soprattutto ad accelerare i progressi nel campo della biologia e a sviluppare strumenti informatici di nuova generazione per gli scienziati”, che “uno degli obiettivi del Centro di ricerca di Trento (...) è di far progredire la comprensione dei processi biologici fondamentali attraverso nuovi strumenti informatici di tipo concettuale e tecnologico”, che “i ricercatori del Centro Microsoft Research-Università di Trento lavorano alla creazione di una nuova generazione di strumenti informatici”, che “il Centro si prefigge di sviluppare nuove architetture informatiche in grado di imitare il comportamento biologico", che “si prevede (...) che gli scienziati del Centro facciano tesoro delle acquisizioni emerse nel campo dell’elaborazione delle informazioni biologiche fondamentali e, di conseguenza, capiscano in che modo realizzare in futuro sistemi informatici estremamente avanzati”.
Rimane, infine, il problema etico relativo alle modalità secondo le quali saranno utilizzati i risultati delle ricerche condotte dai ricercatori del Centro trentino.
Microsoft dichiara che “il contributo di questo centro è volto allo sviluppo di studi e programmi in grado di oltrepassare le attività classiche della ricerca di base e portare a nuove scoperte scientifiche che abbiano un grande impatto a livello sociale e medico, come, ad esempio, una migliore comprensione delle cause di gravi e comuni malattie, l’individuazione di nuove terapie e di vaccini più avanzati”.
A maggior ragione, allora, i risultati della ricerca dovrebbero essere liberi, anche per scopi commerciali, per consentire a chiunque di implementare le nuove scoperte scientifiche in “nuove terapie” e “vaccini più avanzati”.
(26) Delibera della Giunta Provinciale di Trento n° 82 del 28/1/2005.
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